
ADANZARPAROLE
Amelia Burlon Siliotti, (fotografie di Giovanni De Sandre)
Panda Edizioni
Pagg. 84 Cm 21x21
Categoria: Danza Altro
Questo libro è la storia di una luce. Una luce che si accende per trentuno volte su una vita, che è costantemente attraversata da emozioni inafferabili e potenti. I versi raccontano molto più di quanto riescano a dire, in un gioco metrico che al tempo stesso costringe ed esalta la parola. Una parola che Amelia Burlon Siliotti utilizza con incantevole sobrietà e incontrollata violenza. Violenza che qui, sia chiaro, non ha nulla a che fare con l'accezione distruttiva alla quale la realtà quotidiana ci ha abituati. Si tratta di una violenza primordiale, creatrice. La stessa con cui sono solite nascere le emozioni, quando sono autentiche. Il futuro è usato con ostentata sicurezza. Non è più il tempo dell'eventualità , ma della certezza. Nella mente di chi ama o di chi vuole fortemente qualcosa, il dubbio non viene contemplato. Ogni cosa è già accaduta e non importa se nella vita o soltanto nella mente, perché ciò che conta è l'esperienza sensoriale prima che quella fisica. In queste poesie tutto diventa possibile, tutto è consacrato alla libertà . Ci sono verbi che vengono sottratti alle rigide leggi della scrittura, per essere consegnati ad una transitività nuova, inaspettata e, per molti aspetti, stupefacente. Tutti i componimenti sembrano attraversati da una suggestiva ansia di svelare e nascondere. La poesia della Burlon Siliotti è un invito alla profondità , all'andare oltre, al non fermarsi alle parole, perchè proprio le parole, talvolta, possono essere il più grande limite di una poesia. Sulla pagina esiste solo ciò che il mare emozionale della poetessa ha lasciato arrivare in superficie. Il resto è giù, negli abissi, nel mistero dell'anima, che non si può raccontare con la scrittura, né con altri mezzi. Purtroppo. E' un peccato, da questo punto di vista, che la Siliotti scriva solo poesie e non si dedichi ad altre forme di creatività artistica. Lo straordinario potere evocativo dei suoi versi fa nascere, nella mente del lettore, immagini che è - appunto - un peccato siano raccontate solo a parole. "Vivrò la pianura/per bere il tuo fiato…(9)", "Quasi neve la tua danza/a coprirmi la mente…(21)", "Inginocchierò il dolore/sul tuo altare/e insieme piangeremo/il mondo…(23)", "Vorrei immergeremi di te/e scomparire di vento…(30)". Sono quattro esempi, estratti da altrettante poesie, che ci mostrano come la poetessa sappia, con la sua penna, colpire l'anima con discrezione e potenza. Come un assassino in punta di piedi. Dolce e inesorabile. Amelia Burlon Siliotti scrive poesie con limpida sincerità e con tale sentimento ce le presenta. Non c'è nel suo lavoro smania di stupire o di suggestionare. Non vi è nulla di costruito, di artificioso. Il desiderio non diventa mai struggimento, ma si conserva sempre intatto e uguale a se stesso. La malinconia è appena percettibile e, quando c'è, non diventa mai retorica. La parola non nasce, quindi, dal calcolo, ma sgorga dalla verità . Questo è, con molta probabilità , l'aspetto più spiazzante della sua opera. Perché, in un mondo, come quello dell'arte, che spesso vira verso il "vendibile" annientando l'autenticità , la Burlon Siliotti rappresenta un' eccezione quanto mai apprezzabile e gradita. Le pagine che leggiamo sembrano muoversi e i versi riescono a fatica a contenere le parole. Parole che, diciamo ancora, non bastano ma sono necessarie. Il valore di ciò che la poetessa ci regala con i suoi versi viene amplificato, in questo volume, dagli scatti che il fotografo Giovanni De Sandre ha rubato a Massimo Garon, ballerino tra i più apprezzati e talentuosi della sua generazione. De Sandre è attento alle dinamiche del movimento e all'armonia di ogni singolo gesto. Le sue foto ci ricordano che la vita, proprio come la danza o la poesia, è fatta di istanti irripetibili. Istanti che nessuno ricorderebbe o avrebbe modo di apprezzare, se non ci fosse la luce dell'arte e della fantasia. Qui, questa luce si accende. Per 31 volte.
€ 14.00